La pet therapy, conosciuta anche come Interventi Assistiti con Animali (IAA), è una pratica consolidata da molti anni nel trattamento di svariati stati fisici, psicologici, neuromotori e mentali. Tuttavia, la sua utilità si estende anche al superamento di momenti difficili come lutti, disoccupazione e solitudine. Prendersi cura di un animale non solo soddisfa il bisogno di sentirsi utili e impegnati, ma ci mette anche in contatto con un essere vivente che ci affida la sua fiducia e affetto, riconoscendoci un ruolo di guida che spesso abbiamo smesso di percepire come nostro.
Il cuore di questa terapia risiede nel legame emotivo che si instaura tra paziente e animale. La forza di questo rapporto influenza direttamente il successo della pet therapy, poiché più è intensa l’affettuosità e la fiducia reciproca, maggiori saranno i benefici per il paziente.
Recentemente, il tema ha ricevuto una notevole attenzione da parte dei media. Ad esempio, una delle principali testate giornalistiche italiane ha dedicato un approfondimento agli effetti positivi della pet therapy sui bambini destabilizzati dall’esperienza del lockdown.
Quali animali aiutano il successo della Pet Therapy
La scelta dell’animale giusto gioca un ruolo fondamentale nel successo della pet therapy. Spesso vengono utilizzati cani, noti per la loro affettuosità, obbedienza e intelligenza. Labrador e Golden Retriever sono tra le razze più utilizzate, grazie al loro buon carattere e alla propensione al gioco.
Tutti gli animali vanno bene? Nella maggior parte dei casi, la pet therapy utilizza i cani, perché molto affettuosi, ubbidienti e intelligenti. Su un interessantissimo articolo pubblicato dalla Fondazione Veronesi, scopriamo che Labrador e Golden Retrivier sono tra i più utilizzati per il loro buon carattere e giocosità. Il path comune è comunque quello di privilegiare le razze geneticamente più lontane dal lupo di origine.
I cani selezionati attraversano poi una impegnativa fase di addestramento, che deve insegnar loro l’ubbidienza e deve metterli alla prova in situazioni di stress, per verificare che siano sempre sicuri per i pazienti e per se stessi.
Oltre ai cani, animali come gatti, conigli, cavalli e asinelli costituiscono valide alternative, offrendo approcci diversificati ai problemi di isolamento. Ad esempio, gatti e conigli sono adatti per affrontare disturbi dello spettro autistico, mentre i cavalli possono essere utilizzati per trattare problemi di fiducia negli altri oppure afferenti alla sfera fisica, tramite esercizi di equilibrio e coordinazione.
Benefici
Il primo beneficio a manifestarsi è il controllo dell’ansia, perché la cura di un animale richiede attenzione e tempo. Il respiro si regolarizza e i gesti diventano più rilassati. Anche il superamento delle paure costituisce un risultato estremamente importante, perché, se un animale temuto può diventare il nostro migliore amico, si realizza che anche altre paure possano essere egualmente prive di fondamento. La pet therapy viene usata anche come esercizio fisico, perché la fase di gioco rimette in movimento le articolazioni.
I benefici principali sono però quelli legati alla socializzazione e al recupero dell’autostima. Portare semplicemente a spasso un cane ci fornisce moltissimi stimoli: la sicurezza del non essere soli, il fatto che l’animale ci ubbidisca, l’orgoglio di essere la persona che lo nutre e lo cura, la sensazione di calore quando l’animale ci viene in braccio o si acciambella sui nostri piedi.
Un consiglio
In Italia, esistono molte organizzazioni e centri specializzati nella pet therapy. Un consiglio è prendersi il tempo per fare ricerca e scegliere l’opzione più adatta al proprio caso, garantendo così un percorso terapeutico personalizzato e efficace.